Questo è un racconto che è stato pubblicato moltissimi anni fa su una rivista letteraria. Con questo scritto avevo anche partecipato ad alcuni concorsi. Era il periodo in cui si parlava di cloni e della pecora Dolly, ve la ricordate?
L’aveva visto nel letto d’ospedale mentre dalle sue labbra usciva l’ultimo respiro. In quel momento si era sentito così strano, leggero e tanto, tanto solo. Era come se avesse perso un legame, un filo con la vita, con tutto il resto.
Si era sentito isolato, senza qualcuno a prestargli attenzione. Andarono parenti, amici, conoscenti a trovare Morris, ma a lui non riservarono nemmeno un timido sguardo. Non lo vedevano, non badavano a lui. Nessuno lo faceva. Eppure lui e Morris erano stati così legati, si poteva dire che Morris era il suo migliore amico… e guarda che trattamento gli riservavano!
Possibile che nessuno avesse per lui una parola gentile? Si sentiva solo e sperduto, abbandonato in un angolo. Mentre Morris non soffriva più, lui provava quella ridda di emozioni. Si sentiva tradito. Moris non aveva nessun diritto di andarsene e lasciarlo solo. E poi non aveva più nessun amico, non avrebbe più visto i suoi cari, gli amici e nemmeno quella giovane donna che gli piaceva.
Tutto perchè Morris aveva deciso di aver quell’incidente, una caduta dalle scale e un trauma cranico. Era entrato in coma e lui l’aveva vegliato preoccupato per tre giorni di seguito. Aveva ascoltato i medici mentre dicevano che non c’erano speranze e aveva esortato Morris in mille modi per fare che si svegliasse.
Aveva cercato di aiutarlo, di fare qualcosa per lui. Gli aveva parlato delle cose che avevano fatto insieme, aveva cercato di farlo pensare a tutto ciò che avrebbero ancora potuto fare. Avevano il futuro davanti, anni e anni di gioie. Eppure niente, era rimasto in quella condizione stazionaria.
I medici per quei tre giorni si erano susseguiti e ognuno di loro aveva detto la medesima cosa. I familiari di Morris piangevano e soffrivano, ma anche lui del resto. Solo che non aveva nessuno che lo consolasse o con cui condividere il dolore: la perdita del suo migliore amico.
D’improvviso era peggiorato e anche lui aveva sentito un sordo dolore alla testa e dei forti capogiri. Erano stati così vicini che doveva essere naturale. Le apparecchiature di fianco al suo letto avevano iniziato a lampeggiare e uno stuolo di medici era accorso. Tutti intorno al letto, chinati su Morris.
Cercavano di fare qualcosa, di aiutarlo. Lui non era riuscito a vedere cosa facessero e quando si erano scostati aveva letto sui loro visi il risultato di tanta ansia. Moris se n’era andato per sempre. Non gli aveva lasciato che ricordi, null’altro che ricordi.
Sensazioni piacevoli, le esperienze dei suoi trent’anni, le gioie, i sogni, gli sforzi… eppure andandosene gli impediva di continuare quella vita, di vivere attraverso lui le gioie con quegli amici, con quei parenti, con quella donna.
Quando Morris era morto non aveva più sentito male alla testa e nemmeno avvertito i capogiri. Aveva invece sentito una profonda pace interiore mista al rammarico di un mondo lasciato, di un gioco abbandonato prima della fine, di occasioni sprecate, di amicizie perdute, se non per sempre per molto, molto tempo.
Al pensiero di dover ricominciare da capo lo assaliva lo sconforto. Lui e Morris avavano un bel lavoro, molti amici, una bella casa e soprattutto stavano bene insieme. Una coppia perfetta, che ragione c’era di cadere dalle scale e interrompere così bruscamente una tanto bella e proficua collaborazione?
Aveva seguito il corteo funebre per le strade della città, fino al cimitero dove parenti e amici lo avevano pianto. Per lui invece niente, nemmeno sapevano che c’era e di ciò che era stato lui per Morris. Non sapevano che senza di lui Morris non avrebbe potuto vivere.
Era stato lui a tenere in vita Morris, a dargli l’impulso a continuare a vivere, a farlo sognare, ridere e provare emozioni, sì lui.
Morris era stato solo un mezzo! Un mezzo con cui aveva parlato, agito, amato come tutti gli altri.
Accidenti a quei corpi che non si riuscivano a riparare! .. “
continua …
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photo credits | Un’immagine dal film Ghost
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