Ormai è trascorso più di un anno da quella sera di novembre quando, quasi da folle, sono salita sul palco del teatro sociale, come presentatrice insieme ad un collega.
L’occasione era la serata di gala conclusiva con premiazione dei vincitori del concorso letterario indetto dal settimanale per cui scrivevo indirizzato a scrittori emergenti.
Il settimanale era, ed è, l’Inform@zione. La direzione aveva organizzato un concorso per scuole e lettori e i vincitori sarebbero stati premiati durante la serata di gala.
A presentare io e Luciano, solo che per me, a parte qualche apparizione in televisione (Rete 55 e un paio di canali per la presentazione ufficiale di un mio libro e del carro di Carnevale) era la mia prima volta a teatro e dal vivo.
Per essere sincera avevo una paura folle. Prima di tutto di balbettare e poi di cadere rovinosamente inciampando in un filo o zoppicando sulle scarpe dal tacco vertiginoso.
Per dirla tutta… le scarpe!!! le ho cambiate optando per un paio con un tacco più basso! Con il quattordici non potevo farcela, mi sembrava di stare piegata in avanti e camminare sulle uova!, come la protagonista di un chick lit che ho scritto e sta per essere pubblicato.
Le prove per la serata? Solo qualche ora. La scaletta? Non sapevo se sarei riuscita a seguirla e poi… volevo sentirmele le parole, non ripetere “a mo di pappagallo”.
Alla fine… a pochi minuti dall’inizio… dovevo andare al bagno! E dire che non avevo bevuto nemmeno un goccio d’acqua, ma in realtà era la paura! è durato fino a mezzanotte o giù di lì.
Non me la sono cavata poi tanto male, riuscendo anche a sentirmi a mio agio. Spesso mi sono chiesta chi me l’avesse fatto fare! Ahh… l’ho fatto per passione, non per denaro, perchè non c’è stato compenso… però mi è servito: ad affrontare la mia avversione a parlare in pubblico.
Mi avevano detto di stare tranquilla, che tanto nel buio della sala non avrei visto che le prime file. Che bugia!!! Vedevo tutti, fino all’ultimo spettatore dell’ultima fila. Circa un migliaio di persone!
Però ce l’ho fatta fino alla fine. Penso che per crescere si debba sempre affrontare le proprie paure, un po’ alla volta…